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Ora affronterò le tre principali cause del gonfiore di pancia: lo stress, i farmaci ed introdurrò anche la causa alimentare.
Il nostro organismo cerca sempre l’equilibrio e lo fa mandando dei segnali. Il gonfiore di pancia è uno di questi, ci avvisa che qualcosa non va. Come il nostro corpo cerca l’equilibrio, l’omeostasi, così il nostro microbiota intestinale cerca lo stesso, l’eubiosi. L’equilibrio è la biodiversità, cioè la ricchezza in specie batteriche che gli permette una sopravvivenza migliore.
Da una ricerca si è visto che il gonfiore di pancia interessa sino al 30% della popolazione. Non mi soffermerò nelle patologie intestinali che sono competenza del medico, ma a quel tipo di gonfiore transitorio del quale possiamo eliminare la causa.
Se l’intestino si carica di gas più del dovuto, è il segnale che il nostro microbiota da eubiosi è passato a disbiosi, ad uno squilibrio, favorendo i batteri, fermentatori e produttori di gas. Quindi dovremmo capire se è cambiato qualcosa nelle nostre abitudini. Ad esempio il cibo, la qualità o la quantità del cibo, se abbiamo utilizzato un farmaco più del dovuto, oppure se è un momento della vita particolarmente delicato. A questo punto agiremo sulla causa e così contemporaneamente utilizzeremo qualche prodotto mirato, meglio probiotici, così aiutiamo più velocemente il nostro microbiota a rientrare in eubiosi.
Una delle capacità caratteristiche del nostro microbiota è quella della resilienza, e cioè la sua capacità di tornare in equilibrio dopo una delle cause tra alimentazione, farmaci, stress, che lo ha squilibrato ed impoverito. Quando questo non è possibile, e cioè il nostro microbiota non è sufficientemente resiliente e fatica a tornare ricco come prima, allora questo è il momento di integrare con l’apporto di probiotici mirati. Pensate che se il nostro microbiota non è sufficientemente resiliente, può impiegare sino a due anni per ripristinare l’eubiosi, dopo ad esempio l’uso di antibiotici.
Abbiamo già visto che il microbiota disbiotico, in squilibrio, non sarà di grande aiuto per il nostro sistema immunitario, per il nostro umore e per la nostra digestione.
Che una delle cause del gonfiore possa essere lo stress, l’ansia, lo sappiamo perché il nostro cervello è collegato direttamente al nostro apparato digerente. Prova ne è che solo l’idea di mangiare qualcosa di appetitoso fa produrre al nostro stomaco i succhi gastrici, con conseguente brontolio. Oppure sappiamo che il nostro cervello è collegato all’apparato digerente perché ad esempio la paura di affrontare una situazione scomoda ci può procurare l’impellente bisogno di andare al bagno.
Attenzione, la manifestazione degna di nota è che il segnale può andare anche all’inverso, cioè l’intestino può comunicare al cervello uno stato di disagio o disbiosi procurando, oltre al gonfiore, anche un possibile stato d’ansia o abbassamento dell’umore. “Current Perspectives on Gut Microbiome Dysbiosis and Depression” è uno studio interessante che correla la disbiosi alla depressione.
Questo è il famoso asse microbiota-intestino-cervello. E se il microbiota è in equilibrio, manda al cervello delle sostanze che migliorano l’umore.
Vediamo ora invece come alcuni farmaci, tra i più comuni, possano causare disbiosi, gonfiore di pancia, per una maggiore fermentazione dei batteri intestinali. L’esempio più eclatante sono gli antibiotici, ed ora sappiamo praticamente un po’ tutti che vanno adoperati solo su consiglio medico, ma il tranello è altrove, e cioè alla possibile presenza di antibiotici negli alimenti, specie nella carne, per l’utilizzo che ne viene fatto nei grandi allevamenti anche come promotore della crescita. “Antibiotico-resistenza nel settore ambientale” è un documento interessantissimo del Ministero della Salute sull’argomento.
Un’altra famiglia di farmaci alla ribalta causa di disbiosi sono i protettori gastrici o PPI, l’acronimo di inibitori di pompa protonica. Il loro abuso, oltre al tempo stabilito dal medico, oltre a causare carenza di calcio, ferro e vitamina B12, può anche danneggiare il microbiota, perché cambiando il grado di acidità gastrica, cambia anche il terreno del primo tratto intestinale, minando la diversità delle specie batteriche come quelle utili al nostro organismo. E anche in questo caso lamenteremo difficoltà digestive e gonfiore. Vi rimando a “Proton pump inhibitors and dysbiosis: Current knowledge and aspects to be clarified” per maggiori informazioni sull’argomento.
Andiamo ora alla causa regina della disbiosi: l’alimentazione. Mi ripeto, se la nostra disbiosi, gonfiore, non sarà legata naturalmente a patologie, o all’uso di farmaci, o al nostro stato umorale, potremo finalmente considerare la causa legata all’alimentazione. Basti pensare semplicemente al latte, al lattosio in particolare, quando anche in assenza di intolleranza pura al lattosio, non viene digerito, procurando gonfiore e a volte anche delle scariche, a causa dell’aumento dell’attività fermentativa con la produzione di gas. In questo caso il nostro microbiota disbiotico manca dei batteri in grado di aiutarci a digerirlo e questo è il risultato.
Gli stessi zuccheri possono dare gonfiore di pancia quando sono troppi. Gli zuccheri sono anche i carboidrati. Se ne assumiamo troppi possono arrivare indigeriti al colon e lì fermentare creando disbiosi e gas. “Nutritional and dietary strategy in the clinical care of inflammatory bowel disease” è uno studio molto interessante sull’argomento.
Dal punto di vista alimentare, cosa può alterare il nostro microbiota per costringerlo alla disbiosi, ai processi fermentativi e produzione di gas fastidiosi più del dovuto?
Per prima cosa dovremmo fare sicuramente più attenzione alla masticazione. Non possiamo pretendere che ingerendo materiale grossolano possa passare inosservato all’intestino che tenterà invano di digerirlo.
E anche nel caso cambiassimo le nostre abitudini alimentari con l’assunzione di più proteine, o di meno carboidrati, o di più grassi, cambierà anche la composizione del nostro microbiota, in molti casi riducendo la sua biodiversità, la sua ricchezza in specie batteriche, sino alla disbiosi, gonfiore eccetera.
Ricordiamoci che quello che mangiamo, il nostro cibo, è anche il cibo per il microbiota. Quindi sta a noi offrirgli del materiale indigerito come le fibre per il suo nutrimento, cosicché possa svolgere azioni utili per noi. Il microbiota preferisce fibre innanzitutto, da frutta e verdura, ma non per questo dobbiamo mangiarne in quantità esagerate o eccessive.
Nel prossimo podcast vi parlerò di come i FODMAP (fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides, and polyols) influenzano la salute del nostro microbiota e metterò sotto la lente anche quelle presenze invisibili della nostra alimentazione che sono gli additivi alimentari e di come il microbiota sia la nostra prima barriera contro i metalli pesanti.